5 gennaio – 10 marzo 2024
MACA Museo de Arte Contemporaneo Atchugarry
Manantiales – Maldonado – Uruguay
“Oltre 120 opere – alcune delle quali provenienti da prestigiose istituzioni come la Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese – ci accompagnano in un viaggio attraverso gli esordi del Futurismo, gli importanti contributi all’arte concreta degli anni Cinquanta, soprattutto con i negativi-positivi, l’arte cinetica degli anni Sessanta, di cui è stato uno dei promotori, la sperimentazione di nuove tecniche espressive, dalle diapositive astratte proiettate all’arte moltiplicata e all’uso delle fotocopie, il tutto perennemente impregnato della sua ben nota ironia concettuale, con cui ha sempre messo in discussione anche se stesso.
Bruno Munari (Milano 1907-1998) ha utilizzato molteplici linguaggi creativi: come designer, artista, pedagogo, grafico e agitatore culturale, Munari è noto per aver contribuito a permeare i confini tra linguaggi artistici che durante il modernismo, nonostante la loro affinità, erano considerati accademicamente separati. Inoltre, la sua opera ha attraversato sette decenni di lavoro creativo, dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Novanta, un periodo in cui l’arte – e il mondo – sono cambiati come in nessun altro momento della storia.
Tuttavia, Munari ha sempre mantenuto un “metodo” coerente e ha saputo adattarsi non solo ai nuovi tempi, ma anche ai nuovi linguaggi: alla fine, tutto poteva essere sintetizzato nell’idea di “progetto”, che è l’asse portante di ogni azione creativa e che assume forme diverse a seconda della disciplina a cui viene applicato. Il “progetto” di Munari ha dimostrato una capacità applicativa davvero multiforme, e da tempo la sua fama è cresciuta e lo ha reso una figura apprezzata anche all’estero. Questa versatilità, che all’inizio costituiva un ostacolo al suo riconoscimento, oggi è diventata una delle caratteristiche più apprezzate e potenti nell’altrettanto sfaccettato campo della creatività.”
“More than 120 works – some of them from prestigious institutions such as the Jacqueline Vodoz Foundation and Bruno Danese – take us on a journey through the beginnings of Futurism, the important contributions to Concrete Art in the 1950s, especially with the negative-positives, the Kinetic Art of the 1960s, of which he was one of the promoters, the experimentation with new expressive techniques, from abstract projected slides to Multiplied Art and the use of photocopies, all continuously imbued with his well-known conceptual irony, with which he always questioned even himself.
Bruno Munari (Milan 1907-1998) used multiple creative languages: as a designer, artist, pedagogue, graphic designer and cultural agitator, Munari is known for having helped to permeate the boundaries between artistic languages that during modernism, despite their affinity, were considered academically separate. Moreover, his work spanned seven decades of creative work, from the late 1920s to the late 1990s, a period in which art – and the world – changed like at no other time in history.
However, Munari always maintained a consistent ‘method’ and was able to adapt not only to new times, but also to new languages: in the end, everything could be summarised in the idea of the ‘project’, which is the backbone of every creative action and which takes different forms depending on the discipline to which it is applied. Munari’s ‘project’ has demonstrated a truly multiform application capacity, and his fame has grown and made him an appreciated figure even abroad. This versatility, which initially constituted an obstacle to his recognition, has today become one of the most appreciated and powerful characteristics in the multifaceted field of creativity.”