17 ottobre 2020 – settembre 2021
Triennale Milano presenta la mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist (con la co-curatela di Francesca Giacomelli) dedicata al lavoro e al pensiero di Enzo Mari – uno dei principali progettisti, artisti, critici e teorici – documentati attraverso progetti, modelli, disegni e materiali spesso inediti, provenienti dall’Archivio Mari recentemente donato al CASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano.
Un nucleo piuttosto consistente di oggetti e opere proviene dalla Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese.
La grande retrospettiva in Triennale costituisce dunque un’occasione unica per approfondire la lunga carriera di Mari – proprio nella città in cui ha sempre vissuto e lavorato – offrendo nuovi spunti interpretativi e chiavi di lettura.
La mostra, nata dal costante scambio e dialogo intercorsi negli anni tra Mari stesso e il curatore Hans Ulrich Obrist, racconta oltre 60 anni di attività progettuale, dall’arte al design, dall’architettura alla filosofia, dalla didattica alla grafica.
Il progetto espositivo è articolato in una sezione storica, a cura di Francesca Giacomelli, e in una serie di contributi di artisti e progettisti internazionali – Virgil Abloh, Adelita Husni-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vō, Nanda Vigo – invitati a rendere omaggio a Mari attraverso installazioni site-specific e nuovi lavori appositamente commissionati.
La sezione storica si sviluppa a partire dal riallestimento dell’ultimo progetto espositivo dell’autore, Enzo Mari. L’arte del design, tenutosi alla GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2008-2009, di cui Mari stesso aveva seguito la curatela, l’allestimento e il catalogo (un progetto globale).
La mostra presenta un corpus che raccoglie una selezione di circa 250 progetti di Mari – dalle Pitture degli anni Cinquanta alle Strutture degli anni Cinquanta e Sessanta (Arte programmata), dalla serie di contenitori Putrella (1958) ai multipli d’arte de La Serie della Natura (1961-1976), dai vasi delle Nuove proposte per la lavorazione a mano del marmo, Serie Paros (1964) agli Allestimenti modulari di cartone (1964-1970), dal progetto per la Copertina della Collana Universale Scientifica Boringhieri (1965) alla sedia Box (1971), dall’Autoprogettazione (1973) alle ciotole della Proposte per la lavorazione a mano della porcellana. Serie Samos (1973), dalle 44 valutazioni (1976-2008) alla sedia Tonietta (1980), dai progetti non realizzati Tre piazze del Duomo (1982) all’Allegoria della dignità (1988), dalle Lezioni di disegno (2007-2008) fino al progetto Per un Nuovo Museo del design per la rivista “Abitare” (2009-2010) – considerati tra i più rappresentativi dei quasi 2.000 ideati nel corso della sua carriera. Le opere sono esposte in ordine cronologico, senza distinzioni fra discipline, tecniche e tipologie di ricerca.
In parallelo, diciannove Piattaforme di Ricerca, ideate per la mostra in Triennale, presentano approfondimenti su altrettanti progetti dai quali emergono le tematiche centrali nella pratica e nella poetica di Mari: le prime indagini sulle ambiguità percettive, le ricerche sulla produzione sperimentale, le ricerche sulla produzione di serie, il tema dello standard, etc. Negli approfondimenti è inclusa una selezione delle Allegorie – tra queste la prima Modulo 856 (1967), l’esercizio critico di progetto Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986), l’ultima realizzata dall’autore Sessanta fermacarte (2010) – e degli ultimi progetti realizzati da Mari negli anni successivi alla mostra antologica di Torino, tra i quali lo scenografico progetto di allestimento dell’esposizione Vodun, African Voodoo (2011) disegnato per la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi nel 2010, di cui è riproposto un ambiente dai potenti rimandi formali alle strutture dei modelli che costituiscono la Proposta per un’autoprogettazione del 1974.
Completa il percorso una serie di video interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist che testimoniano la costante tensione etica di Mari, la sua profondità teorica e la straordinaria capacità progettuale di dare forma all’essenziale.
The Enzo Mari exhibition curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli, opens on 17 October 2020 at the Triennale Milano.
Triennale Milano presents the exhibition Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist (co-curated by Francesca Giacomelli) dedicated to the work and ideas of Enzo Mari – a leading designer, artist, critic and theorist. The exhibition showcases designs, models, drawings and materials, some of which previously unpublished, originating from the Mari Archive recently donated to CASVA (Centre for Advanced Studies in the Visual Arts) of the Municipality of Milan. A substantial collection of objects and works also comes from the Jacqueline Vodoz and Bruno Danese Foundation.The major retrospective exhibition at the Triennale is therefore a unique occasion to explore Mari’s long career – precisely in the city where he himself lived and worked – opening up new ways of reading his work and new opportunities for interpretative insights.
This exhibition is the result of years of constant exchange and dialogue between Mari and curator Hans Ulrich Obrist. It recounts more than 60 years of design projects ranging from art and design, architecture and philosophy, to teaching and graphic design.
The exhibition is divided into a historical section, curated by Francesca Giacomelli, and a separate series composed of contributions by the following international artists and designers who were invited to pay homage to Mari through site-specific installations and new, specially commissioned works: Virgil Abloh, Adelita Husni-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vō and Nanda Vigo.
The exhibition features a corpus of approximately 250 of Mari’s projects – including paintings from the 1950s, structures from the 1950s and 1960s (Programmed Art), Putrella (1958) container series, multiples from La Serie della Natura (1961-1976), vases from Nuove Proposte per la Lavorazione A Mano del Marmo, Paros (1964) series, modular cardboard sets (1964-1970), Copertina della Collana Universale Scientifica Boringhieri (1965) project, Box (1971) chair, Autoprogettazione (1973), to bowls from Proposte per la Lavorazione A Mano della Porcellana. Not to mention the Samos (1973) series, 44 Valutazioni (1976-2008), Tonietta (1980) chair, the unfinished project Tre Piazze del Duomo (1982), Allegoria della Dignità (1988), Lezioni di Disegno (2007-2008), to the project Per un Nuovo Museo del Design for the magazine “Abitare” (2009-2010), which is considered to be among the most significant of almost 2,000 works created in the course of his career. The works are exhibited in chronological order, with no distinction made between disciplines, techniques and types of research.
Alongside the Triennale exhibition, nineteen Research Platforms have been designed to present in-depth analysis across a number of works that display the themes central to Mari’s practice and vision: the research into perceptual ambiguities, the experimental production, multiple productions, the theme of the standard, etc.
In-depth studies include a selection of Allegories – among these the first Module 856 (1967), the critical project Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986) and the last one made by the artist called Sessanta fermacarte (2010). Later projects created by Mari in the years following the anthological exhibition in Turin are also included, for example the scenic design exhibition Vodun, African Voodoo (2011) designed for the Fondation Cartier pour l’art contemporain of Paris in 2010, whose powerful environmental designs were proposed again with formal references to the structures constituting the models of Proposta per un’autoprogettazione in 1974.
A series of video interviews by Hans Ulrich Obrist completes the journey, a testament to Mari’s constant ethical questioning, his theoretical depth and his extraordinary design skills that enabled him to give shape to the simple.