Non solo uno dei designer più significativi del XX secolo, Mari è stato anche artista, insegnante, teorico e altro ancora. Nel corso della sua prolifica carriera, ha creato innumerevoli progetti duraturi e senza tempo, che hanno riempito le case e le strade dei milanesi e non solo. Critico dichiarato dell’industria del design, la sua convinzione intransigente della responsabilità sociale del design risuona con forza anche oggi, quando ci troviamo ad affrontare questioni ecologiche ed etiche con sempre maggiore urgenza.
Not only one of the 20th century’s most significant designers, Mari was also an artist, teacher, theorist, and more. During his prolific career, he created countless enduring and timeless designs, filling the homes and streets of the Milanese and beyond. An outspoken critic of the design industry, his uncompromising belief in the social responsibility of design resonates powerfully today, as we face ecological and ethical issues with ever greater urgency.
Bruno Munari (Milano 1907-1998) ha utilizzato molteplici linguaggi creativi: come designer, artista, pedagogo, grafico e agitatore culturale, Munari è noto per aver contribuito a permeare i confini tra linguaggi artistici che durante il modernismo, nonostante la loro affinità, erano considerati accademicamente separati. Inoltre, la sua opera ha attraversato sette decenni di lavoro creativo, dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Novanta, un periodo in cui l’arte – e il mondo – sono cambiati come in nessun altro momento della storia.
Tuttavia, Munari ha sempre mantenuto un “metodo” coerente e ha saputo adattarsi non solo ai nuovi tempi, ma anche ai nuovi linguaggi: alla fine, tutto poteva essere sintetizzato nell’idea di “progetto”, che è l’asse portante di ogni azione creativa e che assume forme diverse a seconda della disciplina a cui viene applicato. Il “progetto” di Munari ha dimostrato una capacità applicativa davvero multiforme, e da tempo la sua fama è cresciuta e lo ha reso una figura apprezzata anche all’estero. Questa versatilità, che all’inizio costituiva un ostacolo al suo riconoscimento, oggi è diventata una delle caratteristiche più apprezzate e potenti nell’altrettanto sfaccettato campo della creatività.”
Bruno Munari (Milan 1907-1998) used multiple creative languages: as a designer, artist, pedagogue, graphic designer and cultural agitator, Munari is known for having helped to permeate the boundaries between artistic languages that during modernism, despite their affinity, were considered academically separate. Moreover, his work spanned seven decades of creative work, from the late 1920s to the late 1990s, a period in which art – and the world – changed like at no other time in history.
However, Munari always maintained a consistent ‘method’ and was able to adapt not only to new times, but also to new languages: in the end, everything could be summarised in the idea of the ‘project’, which is the backbone of every creative action and which takes different forms depending on the discipline to which it is applied. Munari’s ‘project’ has demonstrated a truly multiform application capacity, and his fame has grown and made him an appreciated figure even abroad. This versatility, which initially constituted an obstacle to his recognition, has today become one of the most appreciated and powerful characteristics in the multifaceted field of creativity.”
La sezione storica si sviluppa a partire dal riallestimento dell’ultimo progetto espositivo dell’autore, Enzo Mari. L’arte del design, tenutosi alla GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2008-2009, di cui Mari stesso aveva seguito la curatela, l’allestimento e il catalogo (un progetto globale).
La mostra presenta un corpus che raccoglie una selezione di circa 250 progetti di Mari – dalle Pitture degli anni Cinquanta alle Strutture degli anni Cinquanta e Sessanta (Arte programmata), dalla serie di contenitori Putrella (1958) ai multipli d’arte de La Serie della Natura (1961-1976), dai vasi delle Nuove proposte per la lavorazione a mano del marmo, Serie Paros (1964) agli Allestimenti modulari di cartone (1964-1970), dal progetto per la Copertina della Collana Universale Scientifica Boringhieri (1965) alla sedia Box (1971), dall’Autoprogettazione (1973) alle ciotole della Proposte per la lavorazione a mano della porcellana. Serie Samos (1973), dalle 44 valutazioni (1976-2008) alla sedia Tonietta (1980), dai progetti non realizzati Tre piazze del Duomo (1982) all’Allegoria della dignità (1988), dalle Lezioni di disegno (2007-2008) fino al progetto Per un Nuovo Museo del design per la rivista “Abitare” (2009-2010) – considerati tra i più rappresentativi dei quasi 2.000 ideati nel corso della sua carriera. Le opere sono esposte in ordine cronologico, senza distinzioni fra discipline, tecniche e tipologie di ricerca.
In parallelo, diciannove Piattaforme di Ricerca, ideate per la mostra in Triennale, presentano approfondimenti su altrettanti progetti dai quali emergono le tematiche centrali nella pratica e nella poetica di Mari: le prime indagini sulle ambiguità percettive, le ricerche sulla produzione sperimentale, le ricerche sulla produzione di serie, il tema dello standard, etc. Negli approfondimenti è inclusa una selezione delle Allegorie – tra queste la prima Modulo 856 (1967), l’esercizio critico di progetto Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986), l’ultima realizzata dall’autore Sessanta fermacarte (2010) – e degli ultimi progetti realizzati da Mari negli anni successivi alla mostra antologica di Torino, tra i quali lo scenografico progetto di allestimento dell’esposizione Vodun, African Voodoo (2011) disegnato per la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi nel 2010, di cui è riproposto un ambiente dai potenti rimandi formali alle strutture dei modelli che costituiscono la Proposta per un’autoprogettazione del 1974.
Completa il percorso una serie di video interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist che testimoniano la costante tensione etica di Mari, la sua profondità teorica e la straordinaria capacità progettuale di dare forma all’essenziale.
In-depth studies include a selection of Allegories – among these the first Module 856 (1967), the critical project Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986) and the last one made by the artist called Sessanta fermacarte (2010). Later projects created by Mari in the years following the anthological exhibition in Turin are also included, for example the scenic design exhibition Vodun, African Voodoo (2011) designed for the Fondation Cartier pour l’art contemporain of Paris in 2010, whose powerful environmental designs were proposed again with formal references to the structures constituting the models of Proposta per un’autoprogettazione in 1974.
A series of video interviews by Hans Ulrich Obrist completes the journey, a testament to Mari’s constant ethical questioning, his theoretical depth and his extraordinary design skills that enabled him to give shape to the simple.
Il Circuito Lombardo Musei Design propone negli spazi di Triennale Milano, dal 20 al 22 novembre, una maratona di eventi dal titolo “I LUOGHI DEL PROGETTO. Tre giorni di incontri in Triennale: racconti, proiezioni e una mostra” a cura di Claudio Palvarini e Lodovico Gualzetti.
L’articolato evento, organizzato da CS&L Consorzio Sociale in collaborazione con Magutdesign, il sostegno di Regione Lombardia, il contributo di Fondazione Cariplo e l’ospitalità di Triennale Milano, coinvolge le ventisette realtà tra musei, archivi e studi-museo del design del Circuito Lombardo Musei Design, che rappresentano l’eccellenza nell’ambito del disegno industriale e che da due anni fanno parte di un network molto attivo.
CALENDARIO APPUNTAMENTI
venerdì 20
IMPLUVIUM
ore 17.00 Inaugurazione mostra “Un viaggio nel paese del design”
ore 17.00 – 20.00 “Oggetti unici”
sabato 21
IMPLUVIUM
ore 12.00 – 20.00 mostra “Un viaggio nel paese del design”
AGORÀ
ore 16.00 – 19.00 “Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatori” + “Oggetti unici”
ore 19.00 – 20.00 “Video design”
domenica 22
IMPLUVIUM
ore 12.00 – 20.00 mostra “Un viaggio nel paese del design”
AGORÀ
ore 16.00 – 19.00 “Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatori” + “Oggetti unici”
ore 19.00 – 20.00 “Vogliamo ricostruire l’Italia”
presentazione del volume curato da Lodovico Gualzetti e Claudio Palvarini per Archivio Giovanni Sacchi
ore 20.00 – 21.00 “Video design”
Tutti gli appuntamenti saranno gratuiti e non è prevista prenotazione.
Ingresso fino a esaurimento posti
© 2020 Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese